Cosa mangeremo tra 10 anni? Quali saranno i food trend del 2031? Vediamo di avanzare qualche ipotesi più che plausibile.
Dieci anni sono lunghi e visto il continuo e rapido susseguirsi degli eventi è davvero difficile fare una previsione di quali saranno i Food Trend del 2031, ossia di cosa mangeremo tra 10 anni. Qualcuno dirà che nell’immediato futuro i cibi verranno sostituiti da pastiglie contenenti tutti i nutrienti necessari e che non sarà più necessario quindi cucinare o mangiare nel senso cui siamo abituati oggi. Tutto ciò, per quanto plausibile, dovrà attendere ancora un po’ perché il trend del settore alimentare nel 2021 è un altro. Scopriamo in che direzione si stanno muovendo i consumatori e, di conseguenza le industrie, e dove ci porteranno nei prossimi anni.
Cosa mangeremo tra 10 anni?
Capire in che direzione si sta muovendo il mercato non è poi così difficile. Basta fare la spesa in un supermercato qualunque per rendersi conto di come le esigenze siano cambiate negli ultimi anni. Non vogliamo dilungarci sulla diffusione di ogni tipo di prodotto venduto in confezioni di plastica, di ogni peso e misura, pronto per essere consumato.
La nostra attenzione va piuttosto ai nuovi trend, ossia alle nuove abitudini che si stanno sempre più diffondendo. In primis è impossibile non parlare dell’incremento delle produzioni biologiche. Ogni supermercato e discount ha una sezione dedicata, segno che sono sempre più le persone interessate all’acquisto di alimenti non trattati chimicamente. Pensate che nel 2020 si è registrato un +7% nelle vendite di questo genere di prodotti.
Parallelamente, i prodotti plant based stanno registrando un incremento di vendite esponenziale. Rivolti non solo a vegetariani e vegani, i surrogati della carne e del pesce hanno conquistato anche gli onnivori e basta uno sguardo ai fatturati di Beyond Meat e Impossible Burger per rendersi conto di quanto sono vere queste affermazioni.
Venduti in tutti i supermercati e fast food, gli hamburger vegetali (ma anche le salsicce e ogni altro genere di imitazione), rispondono alle richieste dei consumatori più attenti alla loro alimentazione ma anche alle tematiche ambientali. Ricordiamo infatti che l’allevamento intensivo è la fonte principale dell’inquinamento mondiale.
Oltre alle alternative vegetali, diverse start up stanno lavorando nella realizzazione della carne in provetta, ottenuta a partire da cellule animali. Questo permetterebbe di produrre 175 milioni di hamburger a partire dalle cellule di una singola mucca, anziché macellarne 440 mila. Il primo hamburger di questo tipo è stato presentato a Londra nel 2013 ed è costato 330.000 dollari. Al momento quindi i costi non sono competitivi, ma con il progresso della tecnologia, è probabile che la carne coltivata sarà presente nella nostra futura alimentazione.
Rimanendo nell’ambito delle proteine, con la recente autorizzazione da parte dell’EFSA al consumo umano di larve gialle essiccate (Tenebrio Molitor), si apre la strada degli insetti. Il loro allevamento infatti risulta meno impattante sul clima rispetto agli animali da reddito tradizionali a fronte di un elevato apporto proteico. Al mondo sono oltre 3.000 le specie di insetti commestibili ma a questo, forse, ancora non siamo pronti.
Queste fonti proteiche però potrebbero essere almeno in parte rimpiazzate da alternative più “naturali” come i vegetali. Non sono mancati negli ultimi anni progetti di agricoltura verticale, coltivazione idroponica e serre galleggianti nell’intento di ottenere superfici coltivabili maggiori. Che siano frutta e verdura il nostro futuro? Difficile dirlo con certezza, certo è che le tematiche ambientali che siamo costretti a fronteggiare spingono verso un consumo sempre minore di carne.